Articolo de Il Corriere della Sera
Il giornale economico The Wall Street Journal ha rivelato dei nuovi documenti condivisi internamente dal social network in cui emerge come la piattaforma per immagini spinga i più giovani a sentirsi poco attraenti, in una continua comparazione sociale con gli altri utenti
L’utilizzo di Instagram può avere forti ripercussioni psicologiche in particolare sugli adolescenti. A rivelarlo questa volta non è però uno dei tanti studi pubblicati nel tempo, ma sono le ricerche effettuate da Facebook stesso. Dopo la prima inchiesta sui privilegi concessi ai Vip sulla piattaforma, il Wall Street Journal ha condiviso nuovi contenuti di alcuni report circolati internamente e che sollevano invece più di qualche preoccupazione sul social per immagini più famoso al mondo. Nelle slide di una presentazione risalente al marzo 2020 si legge, ad esempio, che circa un terzo della ragazze adolescenti non a proprio agio con il proprio fisico ritenga che Instagram le faccia sentire ancora peggio. Da un altro studio realizzato su adolescenti britannici e statunitensi emerge come per oltre il 40% la percezione di non essere abbastanza attraenti sia nata proprio con l’utilizzo di Instagram. Un trend che riguarda da vicino anche i giovani ragazzi, con oltre il 40% di quelli americani che soffrono la pressione sociale provocata dalla piattaforma.
La competizione sull’immagine
E stando alle conclusioni di queste ricerche, sembra che il problema sia circoscritto all’app specifica e non all’intero mondo dei social network. A pesare è in particolare l’effetto di continua comparazione con gli altri utenti sull’apparenza fisica, lo status sociale o il successo personale. La tendenza a condividere solamente i momenti migliori e più brillanti sarebbe poi diretta responsabile negli adolescenti di sensazioni di inadeguatezza, disordini alimentari, fino ad arrivare anche alla depressione. Un altro degli effetti indesiderati sta poi nell’impulso dei giovani a frequentare assiduamente la piattaforma, quasi come fosse una dipendenza, nonostante non si sentano a proprio agio.
Domande senza risposta
Come si legge dall’inchiesta del quotidiano, dei risvolti psicologici della piattaforma si sono interessati anche due senatori americani, chiedendo maggiori dati a Facebook. L’azienda in quel caso non aveva condiviso le sue ricerche, spiegando come questi documenti vengano utilizzati solo internamente. Menlo Park non si è però fatta attendere nel rispondere all’articolo del Wall Street Journal. In un post sul blog ha infatti spiegato come le rivelazioni fatte dal giornale siano solo parziali, ma allo stesso tempo dimostrative dello sforzo di Facebook nel capire quali siano gli effetti psicologici dei social network sui propri utenti. Una questione ancora molto discussa visto che altri studi metterebbero in mostra delle risposte positive alle domande sull’uso delle piattaforme.
Alla ricerca di (piccole) soluzioni
L’aspetto che maggiormente emerge tra le righe del giornale economico è però una forma di inazione di fronte a dati così negativi evidenziati dalle stesse ricerche interne. A onor del vero va però anche detto che Facebook sta cercando qualche soluzione. L’azienda ha condotto test per nascondere il numero di Like ai post per cercare di diminuire il continuo confronto con gli altri utenti. I risultati non sembrano essere stati significativi, come confermato anche dal responsabile di Instagram Adam Mosseri, ma questa opzione è stata comunque resa disponibile per la piattaforma. Inoltre, da tempo Menlo Park sta valutando l’ipotesi di una versione di Instagram dedicata solamente agli under 13.
L’altra inchiesta del quotidiano
Si è trattata di una settimana particolarmente complicata per Facebook sotto il profilo dell’immagine pubblica. Solo un giorno prima rispetto ai documenti sugli effetti di Instagram, il Wall Street Journal aveva pubblicato un’altra inchiesta riguardante invece il processo di moderazione dei contenuti per gli utenti Facebook più in vista. Nei fatti è emerso come venisse concesso a circa 5,8 milioni di vip sparsi per il mondo, da calciatori a cantanti, un sistema di filtro molto più blando e mediato comunque da un team di moderatori differente da quello che deve invece passare al vaglio tutti gli altri post.