Dal momento della sua elezione ho temuto quello che si è verificato solo qualche ora dopo: l’Italia non è ancora pronta ad un Ministro di colore. Basta leggere i commenti sotto l’articolo de “Il Giornale”  a dir poco imbarazzanti. Solo qualche mese fa l’attuale Ministro dell’Integrazione veniva minacciata di morte dall’esponente della Lega Nord Francesco Bellentani.

Il problema non è radicato nei nostri giovani, abituati ormai ad una società integrata, ma sono i nostri vecchi. Per anni hanno alimentato il loro vocabolario con epiteti come “Negro” colorito dai più disparati aggettivi. Nel 2013 ci troviamo ancora qui a giudicare in base al colore della pelle, a come uno si veste, se si hanno tatuaggi o meno… Non si va oltre.

Mi hanno insegnato che nelle vene corre lo stesso colore di sangue sia che tu sia italiano, sia che tu sia del Congo. Mi hanno insegnato che se non hai carattere e personalità, che tu sia magra o robusta, resterai sempre un involucro anonimo. Mi hanno insegnato ad andare oltre perchè la parola normalità o la parola perfezione non esistono. Mi hanno chiesto di aspettare a dare giudizi perchè il titolo di un libro può non piacere, ma il contenuto può emozionare. Mi han consigliato di chiedere sempre :”Perchè?” e di non accontentarmi delle prime informazioni che ricevo. Mi hanno consigliato di contare fino a dieci prima di parlare, per poter formulare pensieri ponderati. Forse a determinati “perchè” risposte esaustive ancora non ce ne sono. La storia non ci insegna nulla, questa è la realtà. E nel 2013, la mia bell’Italia, si dimostra essere ancora lontana da quella società civilizzata che sbandiera tanto di essere.