Sono dieci anni che Gomorra fa parlare di sé: prima il libro, poi la serie. Ieri sera si è conclusa la seconda stagione ricca di colpi di scelta e di morti. In Gomorra non ci si affeziona: non c’è tempo. E’ tutto veloce e il sangue scorre senza escludere nessuno, nemmeno i bambini. Il racconto è preciso, veloce. Così come le polemiche. Dalla pagina di Roberto Saviano si legge:” Saviano cercati un LAVORO serio….. Sei il primo che paga la Camorra, vorrei sapere come fai a registrare liberamente nei posti più estesi per traffico di droga….Prima il libro poi il film e ora questa serie hai solo lucrato sulla citta di Napoli…. Invece di riempirti di belle parole fai qualcosa per cambiarla questa città ma non afossarla ed esaltando i delinquenti. Da questo tuo Lucro Napoli ne esce Male ma tu te ne esci ancora da PERDENTE!” oppure “Una parte di napoli si aspetta un tuo film che racconta tutto ciò ché c’è di bello in questa città. Hai fatto vedere una triste realtà..Ora ci aspettiamo quell’altra realtà…Quella che racconti quanto i napoletani valgono e che napoli non è solo scampia.” Il male di Gomorra non è la camorra, è Saviano.
Eppure la cronaca locale racconta giorno dopo giorno cosa succede in quei territori. Basterebbe sfogliare a caso una pagina di questa settimana de Il Mattino di Napoli ad esempio. Troppo difficile. Meglio nascondere la testa sotto la sabbia come struzzi e far finta di non vedere. Non parliamo poi se toccano i bambini, quei mostri non esistono, è un’esagerazione della sceneggiatura. Strano che poi basta far mente locale e uno dei tanti casi risale al 1989 quando Carmela Pannone di cinque anni è stata ammazzata con lo zio davanti a un supermercato. Non ricordiamo, non vogliamo ricordare, o forse, semplicemente ignoriamo.
Quando tutto sembra circoscritto sul territorio napoletano arriva la serie a smentire: si parte dalla Lombardia, per andare all’estero e finire a Roma. Ma niente, a Napoli questo prodotto fa diventare tutti vittime. Perché Napoli è anche altro. Sacrosanta verità. Ma Napoli, così come TUTTA l’Italia, è anche questo. Non servirà nascondersi dietro al “facciamo vedere solo il lato peggiore” per cambiare le cose. Non vi basterà attaccare Saviano per debellare la camorra. Non sarà una fiction a dare una visione mostruosa di un territorio, ma lo stesso territorio che giornalmente riempie pagine di cronaca. Fin quando saranno i giornali a essere pieni di morti spaventatevi e urlate la vostra rabbia.
Se proprio non vi piace Gomorra non guardatela, potreste andare al cinema a vedere Angry birds “Uccelli arrabbiati”. Un cartoon che fa capire ai più piccoli che la rabbia può essere un’arma per cambiare le cose in meglio. Fossimo tutti degli angry birds potremmo cambiare la nostra bella Italia e farla splendere. Ma quando tocca a noi fare il primo passo puntiamo il dito verso l’altro per non prenderci le responsabilità. Quando non c’è la forza di cambiare le cose, c’è un’altra arma che si potrebbe usare: il silenzio. Quel silenzio che non deve essere omertà e complicità, ma un silenzio inteso mezzo che non esplicita la nostra ignoranza. Il male di Gomorra è la non capacità di cambiare le cose e forse, anche noi, nel nostro piccolo, siamo complici.